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CIVITELLA DEL TRONTO -A quattordici anni dal femminicidio di Melania Rea, un evento che ha segnato profondamente la coscienza collettiva, si ripercorrono le tappe fondamentali di una storia dolorosa.

Melania, 29 anni, era una madre e moglie dedita alla sua famiglia, composta dal marito Salvatore Parolisi e dalla loro figlia Vittoria, di appena 18 mesi. La sua scomparsa venne denunciata dal marito, il quale raccontò di una gita a Colle San Marco durante la quale Melania si sarebbe allontanata senza fare più ritorno.

La verità emerse in tutta la sua tragicità con il ritrovamento del corpo di Melania nei boschi di Ripe di Civitella. Il suo corpo portava i segni di una violenza inaudita: 35 coltellate. Le indagini si concentrarono immediatamente sul marito, le cui prime dichiarazioni relative a un allontanamento per recarsi al bagno si rivelarono presto contraddittorie, facendo emergere anche una relazione extraconiugale.

La giustizia ha riconosciuto la responsabilità di Salvatore Parolisi, condannandolo a 20 anni di reclusione. A distanza di anni, il dolore rimane vivo, come testimoniato dalle parole dello zio di Melania, Gennaro Rea, che ha espresso il suo rammarico per la mancata applicazione dell’aggravante della crudeltà nel corso del processo. Oggi, la piccola Vittoria vive con i nonni materni e porta con sé il cognome della madre, simbolo di un legame indissolubile.

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