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SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Un’altra vita spezzata, l’ennesima tragedia che riaccende i riflettori sul sottopasso di via Mare a Porto d’Ascoli, da anni considerato tra i punti più critici per la viabilità cittadina. Da oltre una settimana, uno zampillo d’acqua emerge dal versante nord, in un contesto di polemiche e inerzia che ora vede la morte di Giovanni Tarquini, per tutti "Gianni". Il concittadino era rimasto gravemente ferito due anni fa a seguito di un incidente con il suo monopattino proprio nel tratto del sottopasso. Da quel terribile 1° marzo 2023, quando l’incidente avvenne intorno alle 22:40, Gianni ha vissuto in condizioni di disabilità permanente fino al decesso, avvenuto in un istituto di riabilitazione delle Marche dove era ricoverato.
Questa notizia scuote l’intera comunità di Porto d’Ascoli e rinfocola l’indignazione del Comitato di quartiere, da tempo in prima linea per chiedere la messa in sicurezza della struttura. "Ancora una vittima", si legge nel comunicato ufficiale, "in quella che da anni definiamo una struttura maledetta: buia, stretta, pericolosissima e teatro di numerosi incidenti stradali".
Il Comitato, presieduto da Elio Core, punta il dito contro l’inerzia delle istituzioni. "Nonostante le ripetute proteste, i sit-in, le richieste inviate a Comune, Provincia, Regione e Ferrovie dello Stato", prosegue la nota, "nulla è stato fatto. Siamo stanchi di contare i morti e di vedere peggiorare giorno dopo giorno le condizioni di un’infrastruttura concepita negli anni Sessanta, quando la città aveva esigenze ben diverse".
Il bilancio degli ultimi anni è, in effetti, drammatico. Via Mare è da tempo considerata un punto critico per automobilisti, motociclisti e pedoni. La struttura, ormai vetusta, presenta gravi segni di usura. "Oggi si registrano perfino zampilli d’acqua che escono dalle pareti, come vere e proprie fontane", denuncia il Comitato, "segno tangibile del deterioramento strutturale e dell’assenza di manutenzione. Siamo di fronte a un pericolo quotidiano per i cittadini".
La richiesta è chiara e urgente: mettere subito in sicurezza il sottopasso e progettare un nuovo intervento strutturale. "Non possiamo continuare ad accettare che un’opera così obsoleta rappresenti un rischio costante per la comunità. È tempo che le istituzioni agiscano prima che ci sia un’altra vittima da piangere".
Il dramma di Giovanni Tarquini si aggiunge a una lunga scia di incidenti che hanno segnato il sottopasso. Per il Comitato e per tutto il quartiere Porto d’Ascoli Centro, la sua morte non può essere dimenticata. È un monito. Un grido di dolore che chiede, ora più che mai, ascolto e responsabilità.
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